domenica 29 settembre 2013

BORN TO DREAM - Io sono io


Foto tratta da inter.it
Nome: Mateo
Cognome: Kovacic
Nato il: 06/05/1994
Nato a: Linz
Posizione: mezz'ala

Il calcio è anche questione di identità, presenza, caratterizzazione. Ci si arriva col tempo, a volte anche subito. Alcune passano inosservate, altre diventano riferimenti. Stelle che sembrano bussole, astri nel cielo che brillano, accecano o,  semplicemente, mostrano. Perché a volte le stelle fanno rima anche con origine, quella che, per esempio, hanno dato a uno dei club storici della A. Era la notte del 9 marzo 1908, una notte splendida a Milano: "il nero e l'azzurro sullo sfondo d'oro delle stelle". 105 anni di speranze, successi, amare delusioni e punti di riferimento, bandiere tese o ammainate, ma comunque bandiere. Simboli di un modo d'essere, vicini al cuore dei tifosi. Poi ce n'è uno che dentro i cuori c'è entrato subito, di nome fa Mateo, l'unico incedibile nel terremoto che ha colpito il mondo del Biscione. A Mazzarri il compito di restituirgli credibilità, al 10 quello di regalargli la differenza. Oltre il confine della normalità, accarezzando l'idea della fantasia accompagnata dall'essenzialità. Kovacic si avvicina al calcio in terra austriaca con il Lask Linz, poi la Dinamo Zagabria all'età di 13 anni; una carriera che corre veloce, perché dopo appena 3 anni è già tra i pro. Circa 70 presenze, 9 autografi sul tabellino e gli occhi delle grandi d'Europa addosso. Arsenal, City, Real e Chelsea, sono sirene bellissime cui sarebbe stato difficile dire di no; 15 milioni sonanti convincono la Dinamo a mandarlo a Milano. Una prima ballerina alla Scala del Calcio, col 10 sulle spalle e nei piedi. Sul suo ruolo si sono sprecati gli interrogativi, le opinioni degli esperti, però il terreno di gioco ha dato la sua risposta. Esaustiva, ma con margini di manovra. Trequartista? Regista? No, intermedio di centrocampo. Perché rompe gli equilibri quando parte palla al piede in accelerazione, perché si muove bene senza palla, perché ha una percussione centrale che con questo mondo c'entra poco. Si muove bene senza palla, sa gestire la sfera negli spazi stretti e la gioca sempre rasoterra. Non dà punti di riferimento al diretto marcatore, è bravo nel fraseggio col compagno, pulito nel gioco ed elegante. Ha un bel passo, elude facilmente il primo pressing, può e deve migliorare nel gioco lungo. Spesso l'abbiamo visto da play, ma le sue attitudini cozzano con le pretese imposte dal ruolo, partire palla al piede e rischiare la giocata mal si adatta a una concezione di gioco dove chi ricama gioco deve rischiare il meno possibile e non esporre i suoi difendenti ai contropiedi. Porlo sulla trequarti, invece, sarebbe altrettanto limitante perché avrebbe meno campo da attaccare. E' il nuovo Boban. No, aspetta, mi ricorda Modric. "Io sono Kovacic, io sono io". Questione di identità.





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