lunedì 21 ottobre 2013

ESCLUSIVA-INTERVISTA A DANNY KARBASSIYOON : "Il calcio negli States è un fenomeno in forte espansione. Zelalem? Ha tutte le qualità per diventare un giocatore importante"

Arsenal.com
Fosse esistito nell’Ottobre 2004, Generazione di Talenti avrebbe avuto sicuramente tra le sue schede quella di un ventenne americano che aveva appena esordito con la maglia dell’Arsenal. Danny Karbassiyoon, arrivato l’anno precedente dal Roanoke Star, era fra i giovani impegnati all’allora City of Manchester Stadium – che adesso si chiama Eithad - in un incontro di Carling Cup fra il City e l'Arsenal.
Tanti i giovani dell'Academy selezionati da Arsene Wenger quella sera, da Cesc Fabregas a Philippe Senderos fino all'italiano Arturo Lupoli. Con loro anche Robin Van Persie che debuttava proprio quel giorno con la maglia dell'Arsenal. Per Karbassiyoon però il momento di gloria non si fermò solo all’esordio: raccogliendo un assist di Fabregas, il giovane americano siglò anche il raddoppio dei Gunners, che superarono il City per 2-1 
Tuttavia, la sua carriera si interruppe bruscamente pochi anni dopo, complice un infortunio al ginocchio occorso durante il periodo con il Burnley. Ma di lui non si sono perse le tracce nel mondo del calcio: Karbassiyoon è diventato scout per conto dell’Arsenal e rappresenta il club inglese nel Nord America.

Danny, facciamo un passo indietro. Forse la tua carriera non ha avuto la durata sperata, ma l’aver indossato la maglia dell’Arsenal è certamente stata una grande soddisfazione.

"Essere stato con l’Arsenal fra il 2003 ed il 2005 è stato incredibile. Il club stava vivendo uno dei periodi più vincenti della sua storia, e gli “Invincibili” stavano dominando la Premier League in lungo ed in largo. In squadra c’erano giocatori fortissimi, ed avere avuto l’opportunità di allenarmi e giocare con loro è stato fantastico."

Esordire, segnando, avrà poi reso il debutto indimenticabile.

"Sicuramente non lo dimenticherò mai: ogni bambino che gioca a calcio desidera un momento simile, e il mio sogno si era materializzato. Poi ho avuto la possibilità di giocare in stadi ricchi di  fascino come Highbury e l’Old Trafford, dove ho disputato la mia ultima partita con i Gunners. All’epoca la rivalità contro il Manchester United era al suo picco, e la partita è stata frenetica ed eccitante."





Torniamo all’attuale attività di scout per conto dell’Arsenal. La gente può pensare che fare l’osservatore è un mestiere facile dove uno è pagato per guardare le partite. E’ realmente così?

"Ci sono pro e contro, naturalmente. Bisogna viaggiare molto e guardare tante partite – cosa che molte persone apprezzano, ovviamente! A me piace sedermi ed osservare un giocatore, capire se quello ha i mezzi per arrivare ad alti livelli. Comunque, ci sono anche lunghi periodi in cui non riesci a trovare nessuno realmente di valore. Può essere frustante, ma bisogna farci l’abitudine. Ho imparato a guardare le gare in maniera differente dal modo tradizionale in cui ero abituato. E’ strano doversi sedere ed osservare un solo giocatore per tutti i 90 minuti ma il lavoro è spesso ripagato: non c’è migliore soddisfazione che vedere un ragazzo da te segnalato venire messo sotto contratto dal club."

Nel calcio moderno, comunque, l’attività di scouting è certamente aiutato dal web, che rappresenta una incredibile risorsa. 

"Internet ha indubbiamente cambiato la dinamica del nostro lavoro. Ricevo messaggi da genitori, allenatori e giocatori che mi mettono al corrente di ragazzi interessanti. Internet ha fatto si che il mondo sia “più piccolo”, tuttavia il  fatto che ci sia tantissima informazione in rete non sempre è da considerare come aspetto positivo."

La gente è abituata a vedere giovani fenomeni provenienti essenzialmente dal Sud America, o al massimo dall’America Centrale. Perché? E’ solo un fatto di maggiore qualità dei ragazzi, oppure le società non si fidano dei giocatori del Nord America?

"Nella NBA, o in NFL,  gli scout sanno da tempo in quale college andare e dove pescare il miglior talento. Nel calcio accade la stessa cosa. Avendo magari un budget limitato, un club preferisce andare sul sicuro setacciando luoghi dove i campioni nascono da sempre: Europa e Sud America. Logico che paesi che non hanno una grossa tradizione  vengono messi in secondo piano."

Rovesciando la medaglia, un teenager sudamericano sicuramente è già stato osservato già da numerose squadre europee, mentre un nordamericano no.  Così - per evitare una maggiore concorrenza - un club potrebbe spingersi a guardare altrove, giusto?

"Esatto. Recentemente, il fatto che sempre più giocatori di spessore provengono da Usa o dall’Australia ha fatto capire ai vari club che queste aree del mondo possono rappresentare un buon terreno nel quale poter scovare giocatori. E’ qui che si può lavorare nel futuro."

Come sono organizzati i settori  giovanili negli Usa? 

"In Usa stiamo iniziando a organizzarci sulla base del calcio europeo ed i club della MLS (Major League Soccer) hanno tutte la loro Youth Academy, il settore giovanile, e questa è una grande cosa, perché permette ad un giocatore di competere per un obbiettivo, che è quello che crescere ed approdare in prima squadra. Purtroppo l’immensità della nazione crea difficoltà alle squadre di MLS che non possono coprire tutto il territorio. Il che porta altri club a sopperire al resto.  Comunque, la maggior parte di queste società svolgono solamente attività giovanile, il che significa che dopo l’Under-18 un giocatore non ha molte alternative. Adesso molti college offrono Soccer Program quindi uno può decidere di unirsi alla squadra del college, dove può continuare a studiare e giocare allo stesso tempo. Lì, i migliori, avranno ancora la chance di essere notati dai club della MLS o dalle squadre europee."

Pensi sia difficile applicare il modello  europeo al vostro soccer?

"L’immensità del territorio americano rappresenta un problema. Per esempio, il club professionistico più vicino a me era a 4 ore di distanza, quindi ho dovuto giocare per una squadra in Virginia chiamata Roanoke Star. Non è facile modificare improvvisamente la nostra struttura ed adattarla al resto del mondo. I cambiamenti non devono essere bruschi e devono essere applicati in maniera logica."

Per molti anni in Europa l’immagine del calcio statunitense è stato Alexis Lalas, che ha giocato in Serie A negli anni ’90. Col tempo le cose sono cambiate, tuttavia un po’ di scetticismo rimane sempre verso i giocatori statunitensi. Molti di loro giocano nei principali campionati europei, ma nessuno di loro sembra in grado di fare la differenza. Prevedi che in futuro uno o più talenti possano esplodere anche negli States?

"Credo si. Al giorno d’oggi il calcio è visto come non mai negli Usa. Addirittura – grazie al contratto fra NBC e Premier League – credo che possiamo vedere più partite del calcio inglese qui in America che in Inghilterra! BeIN poi ci permette di vedere La Liga e la Serie A : tutto questo crea grande interesse ed aiuta i ragazzi nel capire dove possono arrivare e quanto crescere per raggiungere certi livelli. Il fatto che la Nazionale riesce sempre a qualificarsi per il Mondiale è un’altra cosa fantastica. Più ragazzini hanno l’opportunità di andare a giocare in Europa, più possibilità ci sono che diventino calciatori di un certo livello. Questo non significa però che è sufficiente spedire un giovane oltreoceano e aspettarsi il meglio, comunque la crescita del nostro movimento calcistico ci dà numerose speranze per il futuro."


Karbassiyoon (a sinistra) con Arsene Wenger
ed il giovane Gedion Zelalem (al centro)
Fonte foto swol.co
Recentemente, proprio in Usa, tu hai scovato Gedion Zelalem. Il ragazzo, a soli 16 anni, ha già esordito con l’Arsenal nel pre-campionato, mostrando tutto il proprio repertorio. Un giocatore dal grosso potenziale che è già stato paragonato a Cesc Fabregas. Tu che conosci bene entrambi, è giusto aspettarsi grandi cose da Zelalem?

"Gedion [Zelalem] è dotato di un grande talento e quest’estate ha dimostrato di essere un giocatore speciale. Ancora deve lavorare molto per raggiungere il livello richiesto per giocare in prima squadra, tuttavia è molto motivato e la speranza è che continui a migliorare ulteriormente. In tanti lo hanno già paragonato a Cesc [Fabregas]. Una cosa che posso dire è che entrambi hanno la naturale capacità di stare con “i grandi” e rimanere calmi e giocare con la solita freddezza e compostezza, come se stessero in un torneo giovanile. Al suo debutto, Cesc sembrava che avesse già giocato in quella squadra da sempre. Questi tipi di calciatori non stanno solamente in campo e giocano: a soli 16 anni Cesc era in grado di marcare la differenza in ogni gara."

A volte però non tutto fila liscio. Tu stesso hai vissuto la sensazione di lasciare il proprio paese ed andare oltreoceano. Quali consigli puoi dare ai ragazzi che si trovano a fare una scelta simile?

"Le cose sono molto difficili. I ragazzi hanno nostalgia di casa e dei loro amici e non tutto è sempre rose e fiori come uno possa pensare. La gente vede solo le partite del weekend e pensa che tutto quello che facciano questi ragazzi è giocare. Per arrivare a dare il massimo, i giocatori sono estremamente concentrati e c’è tanta disciplina. Uno deve mettere poi in conto di dover lottare quando le cose non vanno bene ed essere in grado di riconoscere i propri difetti. A quell’età, ogni giocatore ha dei punti deboli, lati in cui perfezionarsi, perciò occorre essere pronti a sacrificarsi per correggere i propri difetti e migliorare giorno dopo giorno."

Nato in America da padre iraniano e mamma italiana. Quale è la tua opinione sul calcio italiano? Hai qualche preferenza fra i vari club?

"Mi piace abbastanza vedere le gare della Serie A e soprattutto quando le squadre italiane sono impegnate in Europa. Il calcio italiano è così differente dal calcio inglese e questo rende la Champions League avvincente ed aperta a qualunque risultato. A livello di club, considerato che mia madre è originaria di Napoli, sono un simpatizzante per la squadra campana. Naturalmente, quando hanno giocato e perso [2-0] contro l’Arsenal  non ho fatto il tifo per loro!"

Segui invece con interesse la Nazionale?

"Cerco di seguire la Nazionale italiana il più possibile. Scherzando, dico sempre che con Italia, Iran ed Usa ho ben tre possibilità di vincere il Mondiale!! Visto che tutte si sono qualificate, aspetto il Brasile con trepidazione!"

Il tuo impegno nel calcio non va solo nell’attività di scouting. Recentemente, insieme ad Adam Davis, hai fondato Swol (Soccer Without Limits) un nuovo website che tratta di calcio mondiale. Il portale ha riscosso un grande successo e durante l’estate c’è stata anche una lodevole iniziativa anti-razzismo alla quale hanno partecipato, tra gli altri, anche Didier Drogba e Jerome Boateng. Qual è il messaggio che Swol vuole trasmettere ai lettori?

"L’obbiettivo che ci siamo posti io ed Adam [Davis] era di creare un website dove i sostenitori di tutto il mondo potessero avere voce in capitolo. Ci sono tanti tifosi e appassionati che hanno opinioni ed idee importanti che meritano di essere condivise. Abbiamo naturalmente numerosi autori neutrali, ma anche scrittori faziosi che esprimono opinioni dure. E questo crea anche interessanti dibatti e scambi di idee. Tra i nostri obbiettivi c’è pure quello di portare i tifosi più vicini ai loro giocatori preferiti. Inoltre sono coinvolto anche io in prima persona: nei miei articoli cerco di analizzare le prestazioni di un giocatore in campo e questo è molto simile ai reportage che uno scout dovrebbe compilare per conto del proprio manager. Qui c'è un esempio : A Scout's Eye: Gedion Zelalem Sets up Arsenal's 6th Goal "

@JuriGobbini


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